L’ABC DELLA MERENDA
C’è qualcosa che non dovrebbe mancare mai nell’alimentazione dei nostri bambini?
Lo abbiamo chiesto alla dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda, ed ecco la sua risposta.
Certamente! È essenziale la merenda di metà mattina e la merenda di metà pomeriggio, fondamentali per la salute del bambino e per come possono influenzare il bioritmo giornaliero dei loro ormoni.
L’individuo adulto può tranquillamente rinunciare (anche se non è consigliabile), il bambino no.
Questo è valido sia che il bambino si trovi a scuola, oppure, come spesso purtroppo accade in questo periodo, a casa.
LA MERENDA IDEALE
Ma cosa si può fare perché queste merende siano ottimali?
Regola numero 1: dare il buon esempio!
Non possiamo pretendere che il nostro bambino si nutra in modo sano, mentre vede i genitori che assumono patatine fritte, brioche, dolci o merendine confezionate, coca cola o bibite ultra zuccherate!
È necessario offrire ai nostri bimbi cibi leggeri e nutrienti e non esagerare con le porzioni, perché la merenda è un supporto energetico, ma non costituisce un pasto vero e proprio.
La merenda deve essere:
MODERATA
PROPORZIONATA (in termini di calorie non bisogna per esempio assumere bevande gassate e dolcificate o, peggio ancora, bevande energetiche o eccitanti)
VARIATA è sempre bene abituare bambini e futuri ragazzi a sapori diversi.
Dovrebbero poi passare almeno circa 3 ore dal pasto vero e proprio successivo.
MERENDINE CONFEZIONATE
I bambini tendono a richiedere merendine golose ed è sempre più difficile dire di no. Ma perché?
In generale le merendine confezionate (così comode per altro) tendono ad indurre una dipendenza psichica a causa dell’elevato apporto di zucchero che innesca il fenomeno del “carb craving”, cioè più si mangiano zuccheri e più il corpo ne richiede.
Con il conseguente fenomeno di aumento dell’obesità infantile e dell’infiammazione generalizzata.
Che ne dite voi genitori di imparare a leggere bene le etichette delle varie merendine?
Perché sicuramente ora il mercato offre valide e sane alternative!
E ricordatevi di cominciare da subito a nutrire il vostro bimbo in modo sano: sarà un adulto consapevole del ruolo che gioca l’alimentazione sul suo benessere.
I CIBI SANI
Vediamo qualche esempio di merenda sana?
Frutta fresca di stagione
Frutta secca
Yogurt bianco con aggiunta di frutta fresca
Una fetta di dolce di lavorazione casalinga o alcuni biscotti leggeri
Un gelato (vedere bene i componenti)
Una fetta di pane preferibilmente integrale con olio evo e se è stagione, pomodoro.
Un mini panino sempre integrale con una mini fetta di prosciutto
Scaglie di cioccolato fondente
Carotine da sgranocchiare
Una fetta di tortina rustica con verdure
Una merendina confezionata, ma sana
Porridge con frutti di bosco o fettine di mela
Centrifugati di frutta e verdura fatti in casa
Tisane di gradevole sapore
La bevanda migliore è l’acqua!
Ultima raccomandazione: non forzate mai un bambino ad assumere cibi che non gli piacciono, ma stimolate l’assaggiare anche cibi che per lui possono essere una novità.
E proponete questi cibi in modo giocoso e convincente, amorevole.
A volte il modo in cui si propone un certo alimento fa miracoli!
E voi cosa date per merenda ai vostri bambini o ai vostri nipotini?
RISCOPRIRE IL CARDO
La dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda ci offre sempre spunti interessanti per variare la nostra alimentazione, alla scoperta di cibi poco utilizzati.
Mantenere un’alimentazione varia ed equilibrata è importante, per sentirsi in forma e vivere le giornate con energia.
IL CARDO
Oggi vi parlo di un ortaggio dalle molte qualità, ma che è stato quasi dimenticato, ingiustamente. In effetti, quanti di voi usano il cardo nelle loro cucine?
Ma lo sapete che è straricco di sostanze benefiche per il nostro organismo?
Il cardo (cynara cardunculus) è un alimento tipico della stagione fredda ed appartiene alla stessa famiglia della camomilla e del carciofo, quella delle Composite.
La parte della pianta che si usa in cucina è la costa delle foglie, carnosa e larga, con un sapore a metà strada tra l’amarognolo e il dolciastro.
Una volta era molto usato nella cucina tradizionale, oggi, non si sa il perché, molto meno.
PROPRIETÀ NUTRIZIONALI
È costituito soprattutto da acqua, ma si trovano anche carboidrati e proteine, mentre i grassi sono assenti. Possiede tanta fibra e le calorie sono solo 12 per 100 grammi di prodotto.
È un tripudio di minerali:
potassio
ferro
calcio
zinco
magnesio
Contiene vitamina C e vitamine del gruppo B
PERCHÉ FA BENE
Contiene principi attivi che sostengono il fegato, i reni, lo stomaco, il pancreas, l’intestino.
Il più importante è la SILIMARINA, che protegge le cellule del fegato, migliora il controllo della glicemia, riduce il colesterolo LDL, quello cattivo.
Oltre alla silimarina contiene quercitina, apigenina, tannini, tocoferoli, kaempferolo.
Il cardo ha una potente azione drenante e diuretica, che favorisce l’eliminazione di tossine e scorie. Previene in tal modo anche la ritenzione idrica e la cellulite.
Ha un’azione emolliente e disinfiammante sulla mucosa gastrica, diminuendo la possibilità di bruciore e di fastidioso reflusso gastroesofageo.
Contrasta la stitichezza e può aiutare nel dimagrimento.
Il cardo si può consumare crudo (cardo gobbo di Nizza Monferrato o cardo di Bologna), lessato o aggiunto a zuppe e minestre.
Va pulito con molta cura e una volta ben pulito si può usare anche come antipasto, contorno, preparazione di torte salate, sformati, primi piatti.
E voi, avete qualche ricetta da suggerire?
ECCO PERCHÉ I FAGIOLI FANNO BENE
Il fagiolo, un alimento molto nutriente e dal sapore intenso.
Si stimano più di 500 varietà di fagioli, ma spesso ne viene sottostimato il valore nutrizionale o il potenziale nella preparazione dei piatti da servire in tavola.
Nei tempi passati, ma neppure troppo distanti da noi, i legumi ed in particolare i fagioli, erano considerati un alimento povero, un piatto misero, forse perché la carne scarseggiava sulle tavole del popolo meno abbiente ed era invece presente nel menù giornaliero dei nobili e dei ricchi.
In effetti per questo motivo erano anche chiamati “la carne dei poveri”.
Sono semi che si trovano all’interno del cosiddetto baccello.
Nessuno che abbia mangiato un piatto di fagioli può dire di essersi alzato da tavola ancora affamato, perché, oltre che a dare un senso di sazietà intenso, sono davvero nutrienti.
Ce lo spiega la dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda.
PROPRIETÀ NUTRIZIONALI
Le varietà principali di fagiolo sono
• Fagioli borlotti
• Fagioli bianchi
• Fagioli cannellini
• Fagioli neri
• Fagioli con l’occhio
• Fagioli messicani o della regina
• Fagioli lima
Contengono:
• Proteine, la cui percentuale varia dal 21 al 24% a seconda della tipologia del fagiolo
• Fibre vegetali, che aiutano a prevenire la stitichezza e abbassano il livello del colesterolo
• Folati, essenziali alla funzione cellulare e alla crescita e salute dei tessuti
• Ferro, potassio, fosforo, calcio, magnesio
• Niacina (vit B3) e acido pantotenico
• Vitamina C, che contribuisce alla protezione delle cellule dallo stress ossidativo
• Amido (carboidrati) a lento rilascio, ovvero provoca un aumento più graduale degli zuccheri nel sangue rispetto ad altri amidi. Sono quindi efficaci nel regolare i livelli glicemici e nel prevenire il diabete
Unica nota negativa, scarseggiano in metionina.
Ma per ovviare a questo piccolo deficit e ottenere una proteina completa, è sufficiente combinare l’assunzione dei fagioli con altri cibi contenenti metionina, come cerali, sesamo, lievito di birra.
I FAGIOLI NELL’ALIMENTAZIONE
Naturalmente sono anche molto buoni e versatili nella preparazione.
Si possono preparare come primi piatti, aggiungendoli nei sughi, oppure inserendoli nelle più svariate zuppe sia calde che fredde.
Si possono servire anche come secondi piatti, sazianti e di altissimo valore nutritivo, è possibile anche utilizzarli per fare polpette deliziose o hamburger.
Ora si trovano in commercio anche paste fatte con le farine dei più svariati legumi.
COME ABBINARLI
Ci sono alcune regole da seguire per far sì che questi preziosi alimenti siano consumati nel modo eccellente.
Abbinamenti sì: con pasta, riso e altri cereali.
È l’abbinamento migliore che permette di assorbire al meglio le proteine dei legumi.
Ed è anche uno dei più semplici da realizzare.
Ottimo anche l’abbinamento con le verdure, soprattutto in funzione depurativa, visto l’alto contenuto in fibre per il corretto transito intestinale.
Abbinamenti no: legumi e frutta
Non andrebbero consumati nello stesso pasto.
La frutta è infatti molto digeribile se mangiata da sola, ma meno se associata ad altri alimenti, perché l’assorbimento degli zuccheri della frutta viene rallentato dagli altri alimenti e questo genera gonfiore intestinale e rallentamento digestivo.
Questo è vero particolarmente se alla frutta si associano legumi, che come è noto tendono a dare già loro un po’ di gonfiore.
Abbinamenti ni: attenzione a latte, formaggio, uova e pesce.
La composizione di aminoacidi nei due tipi di alimenti è molto diversa e per questo si potrebbero verificare problemi di digestione. Meglio consumarli in pasti diversi.
Abbinamenti plus: è possibile ed originale aggiungere ai nostri legumi, mandorle, nocciole, noci, semi oleosi (esempio zucca, sesamo, girasole, lino, canapa), pistacchi, anacardi.
Rappresentano una fonte importante di vitamine, minerali e grassi polinsaturi, i cosiddetti grassi buoni.
LA POLENTA FA INGRASSARE?
Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, si è mai chiesto: la polenta fa ingrassare?
Quante calorie ha la polenta? Mangiarla fa bene alla salute?
Oggi la dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda risponde alle nostre domande, raccontandoci tutto ciò che da sapere di questo alimento della tradizione italiana, diffusissimo, come ben sapete, in particolare nel nord Italia.
PROPRIETÀ NUTRIZIONALI DELLA POLENTA
È il piatto tipicamente autunnale ed invernale, fra i piatti più colorati da portare in tavola, ed è pure buonissimo!
È un antichissimo alimento italiano a base di farina di mais o altro cereale.
Contiene i principali gruppi di nutrienti: carboidrati, grassi, vitamine, proteine, sali minerali, fibre.
I carboidrati contenuti sono complessi, quindi vengono assimilati lentamente e danno energia duratura e saziano a lungo.
Contiene piccole quantità di vitamine del gruppo B, vitamina A e vitamina E.
Povera di grassi, se non viene utilizzato il latte nella sua preparazione, non contiene colesterolo.
Contiene anche piccole quantità di calcio, ferro, magnesio, zinco, fosforo, sodio.
Ogni 100 gr di polenta forniscono circa 350 calorie.
È adatta a coloro che sono intolleranti al glutine del grano e di altri cereali, in quanto non ne contiene!
TIPI DI FARINA E DI POLENTA
Accanto alla classica farina di mais o di grano saraceno (polenta taragna) sono ora diffusi prodotti diversificati: si può scegliere tra i tipi profumati con tartufo e /o con funghi.
Esistono polente fatte con mix di quinoa, riso, amaranto ecc…
Una novità è rappresentata dalla polenta proteica, che affianca al mais anche farine di ceci e lenticchie, aumentando così il contenuto in fibre e proteine.
La nota negativa è la lunghezza della preparazione, ma a tutto c’è rimedio.
Arriviamo quindi alle polente precotte!
Non contengono additivi, sono preparate in modo sano: la farina viene cotta a vapore, quindi rimacinata per diventare più fine, infine fatta asciugare.
Più la precottura è spinta, più veloce sarà la preparazione, alcuni tipi sono pronti in 2-3 minuti!
Le farine precotte di solito non contengono sale, ma è sempre meglio verificare.
Allungare la cottura di qualche minuto rende più cremosa la polenta istantanea.
LA POLENTA FA INGRASSARE?
Adesso ritorno alla domanda iniziale… NO, la polenta non fa ingrassare!
A fare ingrassare sono caso mai i condimenti utilizzati per accompagnarla o per rinforzarla.
La dose corretta a persona è 100 gr e può tranquillamente sostituire pane e pasta.
Ottima anche raffreddata e tagliata a fette da abbrustolire sulla piastra, da consumare anche nei giorni a venire.
Buona polenta a tutti!
COS’HAI NELLA ZUCCA?
La notte di Halloween è oramai passata, ma il consumo di zucca non deve passare mai!
La dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda è sempre attenta alla stagionalità degli alimenti, il cui consumo ci permette di portare in tavola alimenti più ricchi di vitamine e sostanze nutrienti, che saranno di conseguenza più sani e saporiti.
Quindi oggi parliamo proprio della zucca!
LA ZUCCA
Io amo tantissimo questo dono della natura! Ed è per questo che ora vi racconto qualcosa di interessante su questo splendido vegetale.
L’autunno è la stagione per eccellenza della “signora zucca” ed in questa stagione la zucca la fa proprio da regina, anche se oramai la potete trovare in vendita quasi tutto l’anno.
Ma sapete che un’ottima regola è rispettare la stagionalità dei cibi che la natura ci offre, a seconda dell’area geografica in cui si vive.
Questa regola vale per tutti i cibi ed è alla base di una buona e sana alimentazione.
TIPI DI ZUCCA
La zucca è stata importata in Europa dai coloni spagnoli americani.
Le prime immagini storiche di zucche risalgono ai primi decenni del 1500.
Ma i romani antichi mangiavano zucche?
Si, ma non delle specie e del genere che consumiamo oggi
La zucca può avere forme svariate: sferica, ovale, schiacciata, a bottiglia e la buccia può essere arancione, verde, gialla, violacea. Liscia o molto rugosa e bozzoluta.
Appartiene alla famiglia delle Cucurbitacee e ne esistono di specie diverse: maxima, pepo, moschata, ficifolia, argyrosperma ecc…
Esistono anche le zucche solamente decorative e non commestibili, che in questa stagione sono l’ideale per bellissime decorazioni e composizioni naturali.
USO IN CUCINA
È comunemente usata nella cucina delle più svariate culture, inclusa quella italiana e oltre alla polpa si possono consumare anche i semi.
Questi semi sono l’alimento con maggior contenuto di arginina e sono utilizzati come rimedio fitoterapico ad esempio nella cura dell’ipertrofia prostatica benigna.
Gli usi in cucina sono innumerevoli: al forno, al vapore, nel risotto, nel minestrone, nel ripieno dei tortelli, come hummus, come flan, come vellutate e anche in altri mille modi, tutti lasciati alla fantasia di chi si cimenta in cucina.
E anche la buccia, accuratamente lavata, può essere tranquillamente mangiata, perché ricca di nutrienti portentosi.
PROPRIETÀ NUTRIZIONALI
Da un punto di vista fitoterapico ha proprietà ipotensive, diuretiche, lassative e anche antitumorali. Va bene per i disturbi allo stomaco, per disturbi renali, per malattie delle coronarie e arteriosclerosi.
La zucca è una miniera di caroteni, provitamina A, vitamina C, vitamine del gruppo B.
Ricca di fosforo, ferro, magnesio e potassio, calcio. È ricca di fibra solubile e ciò le conferisce effetto saziante sull’appetito.
Ha però un indice glicemico abbastanza elevato e allora se siete in regime dimagrante, attenzione a non consumarne in elevate quantità!
Vi lascio con una curiosità: la zucca più grande mai coltivata ha raggiunto il peso record di 1147 kg…più di una tonnellata!
CAPELLI E ALIMENTAZIONE
I capelli sono considerati da molte persone come un elemento di bellezza. Come ci si pettina, il colore che diamo a loro, o che madre natura ci ha dato in dono, sono espressione della propria personalità e, a volte, la spia del momento che si sta vivendo. Bello o brutto che sia.
Per questo è molto importante e gratificante prendersi cura dei propri capelli, per far sì che restituiscano un’immagine di benessere sia fisico che psichico.
Quando però “perdiamo i capelli”, che fastidio!
La dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda ci parla oggi di capelli e alimentazione.
AUTUNNO E RINNOVAMENTO
D’autunno si presenta una perdita di capelli maggiore, che nella maggior parte dei casi è un fenomeno fisiologico, visto che il ciclo di crescita accelera a causa del cambio delle temperatura.
Si assiste al rinnovamento e questo è del tutto normale.
Qualcosa non funziona se questa perdita è eccessiva!
L’alimentazione ha un importante ruolo per la salute dei capelli e uno scorretto regime alimentare abituale o diete dimagranti eccessive e prolungate e squilibrate, provocano carenze di alcuni nutrienti essenziali.
CIBI AMICI DEI CAPELLI
Quali sono i cibi da portare in tavola, per arginare la caduta dei capelli?
In generale è importante garantire un giusto apporto proteico e vitaminico, soprattutto gruppo B e E e C, e di sali minerali, mantenendo un alto livello di idratazione.
Via libera a:
• Frutta e verdura, per il loro apporto vitaminico e di sali minerali che nutrono la fibra del capello. Evviva le banane e l’avocado!
• Carne rossa (magra) e pesce per un giusto apporto di zinco e ferro e per garantire l’apporto di proteine. Ottimi anche i frutti di mare.
• Legumi, come fagioli e lenticchie i quali oltre che proteine forniscono anche loro ferro e zinco.
• Carne bianca e uova. Dato il loro elevato contenuto proteico sostengono la struttura del capello e gli danno forza dall’interno, rendendolo più robusto.
• Frutta secca, che contiene magnesio, potassio, ferro, omega 3 e altre vitamine.
• Semi oleosi
• Olio extravergine d’oliva
• Farine integrali
• Salmone, che apporta tanti omega3, che servono per nutrire i capelli inariditi e sfibrati. Una carenza di questi grassi buoni può deteriorare il cuoio capelluto e favorire la caduta dei capelli.
I CIBI CHE NON AIUTANO
Attenzione alle abitudini alimentari scorrette.
Meglio evitare di assumere troppi insaccati e formaggi grassi. Moderare la quantità di zuccheri.
Se il consumo di frutta e verdure è troppo scarso si ha una drastica riduzione di vitamine e minerali per nutrire i capelli.
Ricordatevi che anche lo stress prolungato e i traumi fisici e psichici influenzano negativamente la salute della nostra chioma.
IL PESCE AZZURRO, PERCHè FA BENE
Tutti i nutrizionisti raccomandano di introdurre nell’alimentazione il pesce.
Ma sapete il perché?
Lo abbiamo chiesto alla dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda!
IL PESCE AZZURRO
Sapete che il pesce viene distinto in due categorie?
Pesce bianco e pesce azzurro, e ciascuna categoria possiede delle caratteristiche peculiari.
Oggi vi parlo del pesce azzurro.
L’aggettivo azzurro si riferisce al colore blu del dorso del pesce ed è una dicitura generica.
Infatti i pesci possono anche avere una livrea verde scuro o leggermente bruna, oppure una colorazione ventrale argentea.
Tutti i pesci azzurri hanno un corpo affusolato, muscoloso ed evoluto per nuotare velocemente e ininterrottamente.
La maggior parte del pesce azzurro, quello destinato ad un consumo frequente, è di piccola o media taglia e si nutre di organismi di origine animale.
Ecco alcune caratteristiche che li contraddistinguono:
• Aroma e sapore molto intenso.
• Assenza di squame
• Buon rapporto qualità /prezzo
• Facile reperibilità nel mar Mediterraneo, quindi è un prodotto ittico sostenibile e che non rischia l’estinzione.
• La pesca utilizza tecniche e metodi a basso costo.
SALUTARE PERCHÉ RICCO DI OMEGA3
Il pesce azzurro è un vero toccasana per il corpo e per la mente.
Secondo alcuni recenti studi, basterebbe consumarlo almeno una volta a settimana per vedere i primi effetti positivi sulla salute.
Ciò è dovuto all’elevato contenuto di omega3, che sono grassi insaturi, cioè grassi buoni.
Gli studiosi hanno riscontrato che il consumo di pesce azzurro protegge gli anziani dalla demenza senile e previene l’ictus, proteggendo vene e arterie.
Per i diabetici è prezioso in quanto previene complicanze cardiovascolari, ma soprattutto è proprio un alleato contro l’insorgenza del diabete di tipo 2.
PROPRIETÀ NUTRIZIONALI
Il pesce azzurro, oltre alla ricchezza di omega 3, contiene molti sali minerali, come calcio, zinco, selenio, ferro potassio, iodio e fosforo.
Contiene anche vitamine, in particolare vitamina A, vitamina D e vitamine del gruppo B, oltre che proteine.
Una volta i piatti preparati con tali specie di pesce erano spesso considerati “cucina povera”, un termine oramai passato in disuso.
Vediamo se siete bravi… sapete i nomi dei principali pesci azzurri?
E avete delle ricette particolari da suggerire?
MENOPAUSA, IL CAMMINO DELL’ETà
Il 18 ottobre 2021 è stata la Giornata Mondiale della Menopausa, un’occasione in più per parlare della salute delle donne non più giovanissime.
La dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda ce ne parla ampliamente nell’articolo settimanale dedicato al benessere e alla salute.
MENOPAUSA, L’ETÀ CHE AVANZA
Tempo addietro la menopausa era considerata quasi una sorta di menomazione, qualcosa da tener segreto e di cui vergognarsi.
Terminava il periodo fertile e la vita prendeva un’altra direzione, non sempre piacevole, l’entrata ufficiale nella vecchiaia, insomma
Per fortuna oggi questa concezione è cambiata!
La consapevolezza del proprio corpo permette di vivere questo delicato e inevitabile periodo della vita della donna in modo molto sereno e senza grossi problemi.
Sei ancora relativamente giovane, ma non vuoi arrivare impreparata alla menopausa?
Hai superato gli “anta” e senti che qualcosa è cambiato?
Temi le vampate, l’umore nero, i chili in più, i cambiamenti nella vita sessuale della coppia?
Naturalmente il primo passo è parlarne col ginecologo di fiducia per sgomberare il campo dalle paure, dai dubbi e poter vivere questa importante stagione della vita con serenità.
Lo stile di vita e l’alimentazione giocano un ruolo importantissimo!
COME CAMBIANO GLI ORMONI
Tenete presente che il periodo di premenopausa inizia nei 3-7 anni precedenti l’effettiva menopausa.
Il ciclo è ancora presente, ma gli ormoni iniziano a fluttuare cambiando proporzioni fra di loro.
Cala il progesterone, calano gli estrogeni, tendono a prevalere gli androgeni, anche se in modo relativo.
È per questo motivo che bisogna giocare d’anticipo.
Diminuisce la leptina (che dà il senso di sazietà) e cala la serotonina per cui si ha voglia di dolci la sera a scopo compensatorio.
L’ALIMENTAZIONE CORRETTA
Una buona menopausa dipende anche dalla bilancia!
Bisogna mantenere il peso costante e perciò investire in uno stile vita corretto: movimento fisico, controllo del peso e controllo dell’infiammazione.
Cosa si può fare?
• Ridurre gli zuccheri. Attenzione alle bevande dolci. Oltre a favorire i picchi glicemici, contengono sostanze che favoriscono l’osteoporosi.
• Ridurre l’uso del sale. In caso contrario si favorisce la ritenzione idrica, l’innalzamento della pressione arteriosa. Usare più spesso spezie ed erbe aromatiche!
• Attenzione alle diete iperproteiche, favoriscono l’eliminazione del calcio attraverso le urine.
• Ridurre i grassi saturi e favorire l’uso di grassi insaturi, cioè quelli buoni: olio evo, semi oleosi, omega3 e 6, avocado, pesce azzurro. I grassi non vanno eliminati, ma scelti con criterio.
• Usare cibi a base di soia, ma senza esagerare
• Via le sigarette! Fanno male a tutte le età, ma in menopausa ancor di più! Lo sapete che il fumare anticipa anche di due anni la menopausa?
• Abbiate cura del vostro intestino e fate in modo che sia un intestino felice! Con il trascorrere degli anni si riduce la produzione di bile e l’intestino è più stanco e accumula con maggior facilità le tossine che in giovinezza eliminava senza problemi. Si riduce in generale il metabolismo e l’organismo fa fatica ad assimilare gli alimenti e i loro nutrienti. Diminuire la quantità di cibi assunti è una buona regola. Scegliere la qualità e non la quantità!
• Camminare, camminare, camminare! O meglio ancora praticare un’attività fisica adeguata
• Coltivare la vostra mente! Non lasciare nell’inattività il vostro cervello e i vostri sentimenti!
ALLERGIA AL NICHEL, COSA MANGIARE E COSA EVITARE
Avrete senz’altro sentito parlare dell’allergia al NICHEL, forse ne soffrite voi stessi o qualche vostro conoscente.
Lo sapete che è anche legata al cibo?
Scopriamo come con la dottoressa Chiara D’Adda.
ALLERGIA AL NICHEL
È un’allergia estremamente comune e il sesso femminile risulta quello maggiormente colpito, probabilmente per il maggior uso di gioielli, bigiotteria, cosmetici, detergenti ecc…
Tenete presente che il nichel è un metallo pesante altamente resistente all’aria e all’acqua ed è onnipresente sulla superficie terrestre. In bassissime quantità è necessario all’organismo.
Il sintomo principale dell’allergia al nichel è la dermatite da contatto, cioè uno sfogo cutaneo con prurito (ma anche eritema, vescicole, taglietti, secchezza) che compare quando la nostra pelle entra in contatto con un oggetto o cosmetico che contiene tale metallo.
Questo avviene entro le 12- 48 ore dopo il contatto e persiste anche per settimane.
NICHEL E CIBO
Non tutti sanno che il nichel è contenuto anche in svariati alimenti, la cui assunzione può dare sintomi sfumati e lievi come dolore addominale, meteorismo, acidità, oppure più evidenti come nausea, mal di testa, vertigini, difficoltà respiratorie, tosse, dolori vari, rush cutanei, stanchezza, dolori alle articolazioni, mialgie, senso di fatica cronica, rinite, asma.
Un’assunzione eccessiva di nichel è stata messa in correlazione anche con alcune forme tumorali (polmone e prostata), infarto e ictus.
È una allergia da accumulo, cioè i sintomi si manifestano dopo aver accumulato nell’organismo elevate quantità di nichel.
Il cibo è la principale fonte di esposizione al nichel, che è presente in molti costituenti di una normale dieta.
IN QUALI ALIMENTI È CONTENUTO
In linea generale i prodotti vegetali hanno un contenuto superiore rispetto ai prodotti animali.
Contenuto elevato:
• Frutta secca (arachidi, mandorle, noci, nocciole, anacardi), cereali (avena, miglio, segale, grano integrale), cacao e derivati, legumi (soia, lenticchie, fagioli, piselli), tè , lievito in polvere, bibite in lattina
Contenuto medio:
• Asparagi, cipolle, spinaci, pomodori, ortaggi, crostacei, molluschi, uova, patate
Contenuto basso:
• Riso, farro, carne, latticini, ceci, peperoni, barbabietola, cetrioli, melanzane, zucchine, melone, pesca, banana, birra artigianale, tisane, infusi, agrumi.
Questo è solo un minimo riassunto, esistono tabelle più complete da consultare.
Una dieta senza nichel è impossibile da mettere in pratica: perché è impossibile eliminare completamente i cibi contenenti nichel e perché il nichel contenuto nel cibo è difficile da determinare.
Ogni persona poi possiede un limite di tollerabilità personale, superato il quale manifesta dei sintomi.
Ogni caso va valutato singolarmente, perché uno stesso alimento responsabile di sintomi in un individuo spesso non comporta alcun sintomo per un altro.
È importante rivolgersi ad uno specialista e consultare diverse tabelle che possono essere d’aiuto nella gestione della terapia dietetica.
LA BARBABIETOLA ROSSA, PROTAGONISTA IN TAVOLA
La dottoressa Chiara D’Adda ci parla oggi di un ortaggio molto particolare: la barbabietola rossa.
Poche persone ne conoscono veramente i benefici nutrizionali, anche perché non è un alimento che rientra nella tradizionale alimentazione italiana, viene infatti cucinato poco.
Ma qualcosa sta cambiando…
LA BARBABIETOLA ROSSA
Lo sapete che la barbabietola rossa è il nuovo “chic” in cucina?
Per tanto tempo le barbabietole rosse hanno subito anni di oblio e di confezioni sottovuoto, discretamente relegate nelle corsie frigo dei supermercati…
Confezioni di una tristezza notevole, in grado di far scemare qualunque desiderio di mangiarle.
Fortunatamente sono tornate protagoniste sulle nostre tavole!
Sono belle, colorate quel tanto che serve per dare un tocco ricercato alle nostre ricette e super buone.
Uno scrigno nascosto di acqua, fibre, vitamine, minerali, oligoelementi.
Fra i minerali trionfa il ferro assorbibile, fondamentale per fare “buon sangue”, soprattutto quando veicolato con la vitamina C di un po’ di succo di limone.
I BENEFICI NUTRIZIONALI
La barbabietola rossa è un ortaggio a radice e non va confusa con la barbabietola bianca che è utilizzata per la produzione dello zucchero.
Ha un sapore leggero e dolciastro.
È un ortaggio ricco di:
• fibre (aiuta a regolare i livelli di glicemia e colesterolemia)
• folati (vitamina B9, molto utile in gravidanza)
• potassio (molto usata dagli sportivi)
• magnesio
• manganese
• ferro
• zero colesterolo
Possiede un’azione antianemica (succo fresco), un effetto alcalinizzante, un’azione ipolipidemica, un effetto lassativo, potenzia il sistema immunitario.
COME CONSUMARLA
Grazie al suo contenuto in fibre può essere consumata, con moderazione, anche in caso di diabete.
Ne è sconsigliato l’uso eccessivo per chi soffre di calcolosi renale, visto l’elevata quantità di sali minerali e di ossalati in esse contenuti.
Non spaventatevi se notate le urine o le feci rossastre poche ore dopo aver consumato delle barbabietole perché non è sangue, bensì un pigmento tipico di questo tubero, la betacianina!
È consigliabile consumarle stufate o gratinate ed è meglio evitare le cotture prolungate.
E voi come le cucinate?