ALGHE COMMESTIBILI, QUANTI BENEFICI

Esiste un alimento che piano piano sta conoscendo una certa diffusione anche sulle tavole del mondo occidentale: le ALGHE.
Sono da sempre utilizzate nella cucina orientale e, anche se le guardiamo con occhi sospetti, hanno valori nutrizionali innegabili.
La dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda affronta questo argomento.

ALGHE

Forse non le prendiamo in considerazione per il loro aspetto non sempre invitante, ma quanti cibi usatissimi hanno aspetti sgradevoli!
La loro reperibilità nei negozi non è certo facilissima, ma io dico sempre che anche nel mondo dell’alimentazione c’è bisogno di novità, che sperimentare fa parte di una vita attiva, non vincolata dalle stesse cose ripetitive.

Magari dopo questo post vi verrà voglia di provare a cucinare usando alghe, che dite?
Le alghe sono organismi mono e pluricellulari che vivono in ambienti acquatici e in zone umidissime e che hanno in sé interessanti proprietà utili alla nostra salute.

Contengono un’alta percentuale di proteine e di aminoacidi essenziali, i quali è noto sono importanti per la sintesi proteica del nostro organismo.
Sono ricche di minerali, di acidi grassi polinsaturi, di sostanze antiossidanti e immunostimolanti.
Sono fonte di vitamine del gruppo B, ad eccezione purtroppo della importantissima vitamina B12, o meglio la contengono ma in una forma che non viene assimilata dal nostro corpo.
Lo sapete che le alghe sembrano essere utili per abbassare il livello del colesterolo nel sangue? Hanno inoltre un’azione antinfiammatoria e favoriscono il benessere del nostro apparato gastroenterico.
Anche il sapore è buono, basta abituarsi alla consistenza.

TIPI DI ALGHE

ALGHE BRUNE:
sono ricche in iodio e potassio, alginati e fucani che sono polisaccaridi usati nella preparazione di prodotti per il trattamento dei sintomi del reflusso gastroesofageo.
Stiamo parlano di:
-> Wakame, si usa nelle insalate, nelle zuppe e come contorno
-> Kombu, usata per preparare brodi e per ammorbidire la buccia dei fagioli secchi durante la cottura
-> Hijiki e Arame, impiegate per insaporire i sughi e le verdure saltate in padella

ALGHE ROSSE:
vengono usate soprattutto nell’industria di cosmesi e farmaceutica e alimentare, perché contengono l’agar agar e la carragenina, che hanno proprietà gelificanti e addensanti.
Alga Dulse
Alga Nori

ALGHE AZZURRE E VERDI:
non vengono usate per il consumo alimentare, ma trovano il loro impiego negli integratori.

Solitamente le alghe destinate al consumo alimentare vengono vendute essiccate e occorre reidratarle prima di utilizzarle nelle ricette.
Oppure possono anche solo essere spolverate sui cibi, dopo averle sminuzzate.
Si possono acquistare nei negozi di alimenti naturali, anche se stanno facendo la loro comparsa sugli scaffali dei supermercati.

ALIMENTAZIONE IERI E OGGI

Hai mai pensato alla grande differenza che c’è tra il modo di alimentarci di oggi e quello del passato?
Le differenze le troviamo senza dubbio sia dal punto di vista qualitativo, che quantitativo.
Ce le spiega la dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda, nell’appuntamento settimanale della rubrica dedicata alla salute FOOD IS LIFE.

DIFFERENZE DI ALIMENTAZIONE TRA I NOSTRI TEMPI E QUELLI DEI NOSTRI NONNI

In linea di massima oggi mangiamo di più di quel che consumiamo in termini di energia.
Innanzitutto in passato l’attività lavorativa era decisamente differente, molto più “fisica” nella maggior parte dei casi, e di conseguenza più faticosa.
Adesso per esempio andiamo al lavoro in auto o con i mezzi, mentre una volta si andava a piedi o in bicicletta.
Andiamo a letto più tardi e a cena mangiamo di più rispetto alle calorie che assumiamo durante il giorno.

Nonostante la vita sia più “comoda e agevole”, siamo decisamente più stressati rispetto ai nostri nonni.
Oggi il cibo è lavorato e trasformato in modo industriale, quindi meno salubre.
Ci si preoccupa delle calorie, delle proteine, dei carboidrati contenuti nei cibi, ma difficilmente leggiamo bene le etichette e la provenienza dei prodotti.

L’ALIMENTAZIONE IERI

“Ieri” si aspettava la domenica con ansia, per assumere cibi ricchi e dolciumi, oggi si può dire, a malincuore, che è domenica tutti i giorni.
Oggi i nostri bambini, e noi stessi, mangiano moltissimo cibo spazzatura (junke food) motivo per cui l’obesità infantile è una piaga in aumento esponenziale.
Di contro, nei tempi addietro era diffuso il “rachitismo”, bambini molto magri e con un sistema osseo deficitario.

I nostri nonni consumavano solo prodotti di stagione, si può dire era tutto cibo a kilometro zero o quasi.
Non buttavano nulla, anzi, gli avanzi venivano riciclati, nei modi più fantasiosi, proprio perché il cibo era quasi sacro e prezioso.
Meglio i tempi dei nonni allora?
Non è vero neppure questo…

L’ALIMENTAZIONE OGGI

Oggi ognuno di noi ha una dieta molto varia e ricca di cibi adeguati alla crescita, al contrario dei nostri nonni che nei momenti di scarsità di cibo, non mangiavano a sufficienza.
A colazione abbiamo una scelta varia di alimenti: fette biscottate, caffè, te, frutta, yogurt, marmellata, latti vegetali, latte delattosato… cinquanta anni fa ci si accontentava di latte e pane e raramente biscotti, a volte fette di polenta.

Ieri la carne era un cibo da giorno di festa e il pesce era presente solo nelle città di mare o lago o fiume. Oggi il consumo è decisamente più diffuso e gli allevamenti sono più controllati.
Possiamo mangiare frutta tutti i giorni, anche quella più esotica.
La verdura non è più solo stagionale, ma si trova tutti i giorni dell’anno nei negozi di alimentari.

In cucina aiuta molto il poter fare scorta di surgelati, oggi ottimi e sani aiuti per chi si occupa di alimentazione.
Tutto a giovamento del non passare troppo tempo in cucina, ma dedicarci di più agli hobby che più amiamo.
Allora scegliete voi… preferite l’alimentazione di oggi o di ieri?

DILLO CON I FIORI

Si sente odore di primavera nell’aria!
La temperatura mite di questi giorni ci fa pensare proprio a questo!
E cosa rappresenta la primavera meglio dei fiori? Colori, profumi, gioia per gli occhi e per l’anima, la sensazione stupenda che la vita stia riprendendo.
Oggi la dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda non ci parlerà dei fiori che usiamo per abbellire case e giardini, ma di quelli che si possono mangiare, i fiori edibili.

I FIORI EDIBILI

L’uso in cucina dei fiori risale a migliaia di anni fa.
Dalla civiltà cinese a quella romana, passando per quella greca, se vi documentate, ci si rende conto che molte culture hanno usato e usano queste meraviglie della natura nelle loro ricette tradizionali, pensiamo ai fiori di zucca utilizzati da noi italiani o ai petali di rosa usati in molte preparazioni indiane. È bello dare colore, sapore, fantasia e poesia ai nostri piatti!
Alcuni sono fragranti, altri speziati o erbacei, alcuni solo colorati, ma che gioia per gli occhi e per il palato! E quanta allegria ed eleganza pur nella semplicità!
L’uso creativo non ha limiti, anche se spesso sono utilizzati in insalate, nei dessert o nei cocktail o surgelati nei cubetti di ghiaccio da mettere nei bicchieri più raffinati. Ottimi in frittate, nelle zuppe, nei minestroni.

QUALI FIORI USARE E DOVE TROVARLI

Sono circa una quarantina i fiori che si possono utilizzare in cucina ma ATTENZIONE: mangiare fiori in modo inusitato potrebbe essere molto pericoloso, se non addirittura in casi estremi, mortale! Per cui, senza particolari allarmismi, bisogna adottare alcune precauzioni nel consumarli in perfetta sicurezza…ma niente panico!
Ovviamente non tutti i fiori possono essere utilizzati in cucina, per cui per prima cosa leggete e informatevi, tramiti appositi elenchi, su quali sono i fiori cosiddetti EDIBILI, cioè “mangiabili “e poi seguite alcuni accorgimenti.

L’ideale sarebbe mangiare fiori coltivati personalmente.
È certo che i fiori venduti dai fioristi sono trattati chimicamente e quindi non adatti a finire nel vostro stomaco e neppure ad essere usati come decorazione (attenzione alle contaminazioni).
Non rubate i fiori nei giardini pubblici! C’è l’inquinamento e lo smog e i trattamenti disinfestanti (pesticidi) e concimanti (agenti chimici) sono in agguato.
E allora dove si possono trovare dei fiori edibili da consumare in modo sicuro?
Per fortuna nei supermercati oppure nella vendita on line, potete trovare vaschette con una selezione di fiori freschi, garantiti in tutto e per tutto.

Se soffrite di qualche allergia è consigliabile un approccio molto cauto, utilizzate i fiori in cucina per gradi, ma in ogni caso accertatevi prima di non avere allergie preesistenti a qualche fiore in particolare. Piuttosto rinunciate e teneteli solo per la gioia degli occhi!

LISTA FIORI EDIBILI

La parte edibile dei fiori sono i petali, meglio rimuovere i pistilli e i gambi.
E per l’elenco dei fiori consultate un buon libro o fate ricerche in internet, ma sappiate in anticipo che dall’Allium alla Viola ci sono tanti fiori pronti a finire nei vostri piatti!
Per esempio: achillea, arancio, aglio selvatico, basilico, camomilla, caprifoglio, crisantemo, dente di leone, dalia, erba cipollina, fiordaliso, garofano, geranio, girasole, iris, lavanda, lillà, malva, magnolia, mirto, margherita e molti altri.
Imparate a stupire e a stupirvi!
La mia parola d’ordine preferita, oramai mi conoscete bene, è “SPERIMENTARE” e aprirsi alle novità che ci fanno star bene, in tutti i campi della vita.

I BENEFICI DELLA CURCUMA

Parliamo oggi della curcuma.
Racchiude veramente molti benefici, oppure è una moda del momento?
Lo abbiamo chiesto alla dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda, che ci ha tolto ogni dubbio al riguardo.

COS’È LA CURCUMA

La curcuma è una polvere dal colore giallo intenso ottenuta dalla frantumazione del rizoma (modificazione del fusto delle piante erbacee con principale funzione di riserva) di una pianta tropicale della famiglia dello zenzero, la CURCUMA LONGA, che cresce prevalentemente in India e Indonesia.
In questi paesi è una spezia sacra e ha sempre occupato un posto importante nelle tradizioni sociali, culinarie e medicinali. Si calcola che la curcuma fa parte dell’alimentazione quotidiana degli indiani che ne consumano in media 2 grammi al giorno.
Ma è bene dire che ai nostri giorni il consumo della curcuma ha preso piede largamente anche nell’alimentazione dei popoli occidentali, in virtù anche delle proprietà medicamentose che le sono proprie.

PROPRIETÀ E CONTROINDICAZIONI

La curcuma ha proprietà coleretica e colagoga, pertanto è capace di migliorare la produzione della bile e del flusso nell’intestino. Così si permette un funzionamento dello stomaco e dell’intestino a favore di una migliore digestione.
È anche un aiuto contro il meteorismo e la digestione lenta.
Ha proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, immunostimolanti, utili anche in caso di malattie infiammatorie e degenerative croniche.
Non ultimo, la curcumina possiederebbe numerose proprietà antitumorali, e numerosi e seri studi sono tuttora in corso per approfondire il meccanismo d’azione di queste proprietà.

Ma attenzione! È meglio evitarla in caso di ipersensibilità o allergie.
È da evitare anche in caso di ostruzione delle vie biliari (come nel caso dei calcoli biliari).
In gravidanza e allattamento è ammesso l’uso molto saltuario, ma sconsigliata l’assunzione sotto forma di estratti.
Può interferire con alcuni farmaci, per cui è sempre meglio consultare il medico.

IL GUSTO

La curcuma è molto buona e piacevole al palato, con il suo gusto delicato e l’intenso profumo.
L’aggiunta di un cucchiaino da caffè nelle zuppe, nella pasta, nelle verdure, sulla carne o sul pesce, rappresenta un modo semplice per fare scorta delle sue preziose qualità.
In cucina viene anche utilizzata come colorante alimentare privo di tossicità.

ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA

La gravidanza è un momento molto atteso da tante donne.
Le neo mamme dovranno fare attenzione a tutto ciò che permetterà loro di avere una gravidanza serena: controlli periodici, esami scrupolosi, esercizio fisico adeguato e soprattutto alimentazione ad hoc.
Ecco i preziosi consigli della Dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda.

CONTROLLO DEL PESO IN GRAVIDANZA

Il bimbo in crescita nel corpo della mamma si nutre anche in base all’alimentazione della madre stessa, quindi diventa molto importante scegliere nel modo adeguato gli alimenti da portare in tavola.
Per prima cosa sfatiamo la convinzione che bisogna mangiare per due!
Non è assolutamente necessario assumere nutrimento supplementare.
Anzi, è essenziale salvaguardare il benessere della madre e di conseguenza anche del bambino, evitando di aumentare di kili non necessari.
Sarà molto importante anche valutare il peso di partenza della futura mamma e le eventuali patologie di cui soffre, per poi monitorare nei vari controlli ginecologici anche le fluttuazioni del peso.

In linea di massima il peso in una donna dalla corporatura normale dovrebbe aumentare fisiologicamente dagli 11 kg, fino ad un massimo di 16 kg.
Se la donna è in sovrappeso sarebbe consigliabile aumentare dai 7 kg a 12 kg circa
Se la donna è in obesità severa deve fare attenzione a non superare 7 kg.
Mantenendo un peso ottimale sarà molto più semplice il parto e il successivo puerperio.

ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA

Attenzione però che anche un’alimentazione insufficiente o incompleta può provocare altri disagi.
Al di là del puro conteggio delle calorie, sarà fondamentale garantire qualitativamente e quantitativamente alla mamma e al nascituro tutte le sostanze essenziali:
– proteine ad alto valore biologico (carne, pesce, uova, latte e derivati)
– gli aminoacidi essenziali, anche contenuti nei cereali e legumi
– le vitamine (attenzione ad assumere acido folico in giusta quantità, caso mai integrarlo! attenzione alla vit. B12)
– tutti i minerali (attenzione al ferro!)
– giusta idratazione

È cosa molto importante distribuire cibo e bevande in modo equilibrato nel corso della giornata.
Alcune accortezze:
– lavare accuratamente frutta e verdura
– non mangiare carne e pesce crudi o poco cotti (carpaccio, sushi, salumi)
– evitare i formaggi molli, semi molli, con crosta o erborinati
– attenzione ai dolci a base di crema.

Queste sono solo alcuni cenni sull’alimentazione che una mamma deve seguire in gravidanza… se vi interessano delucidazioni, chiedete pure!

CONOSCI IL TUO FEGATO?

Ci sono molte espressioni di uso comune in cui viene citato il fegato, come “rodersi il fegato”, cioè essere pieno di astio, oppure “avere fegato”, quindi essere coraggiosi.
Gli antichi Greci consideravano il fegato la sede dei sentimenti. Nel corso dei secoli questa credenza ha continuato a vivere e il fegato è stato sempre collegato, nell’opinione popolare, a manifestazioni del carattere e dell’umore.

La dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda ci parla oggi proprio del nostro fegato, e di come l’alimentazione lo condizioni, portando talvolta a steatosi epatica.

FEGATO E ALIMENTAZIONE

Lo sapete che il nostro fegato può aumentare di volume per colpa di un’alimentazione sbagliata? Questa condizione prende il nome di “steatosi epatica”, ovvero “fegato grasso”.
Le steatosi epatica è una condizione caratterizzata dall’abnorme accumulo di grassi all’interno degli epatociti (le cellule del fegato).
Di solito il grasso epatico rappresenta il 5% del peso di questo organo.
In percentuale variabile fino al 20% la steatosi può evolvere verso processi infiammatori e/o necrotici (NASH), di questo organo essenziale per la nostra sopravvivenza.

La steatosi (esclusa quella derivante da un’assunzione massiva di alcol) è più frequentemente causata da obesità, aumento del colesterolo e dei trigliceridi, diabete, malattie metaboliche e virali, e da numerosi farmaci.
Ma nella maggior parte dei casi è l’alimentazione sbagliata la causa regina di questa condizione.
Se si assumono troppi grassi, il fegato non riesce a smaltirli e a trasformarli in energia, è così costretto ad accumularli.

COSA MANGIARE

Purtroppo la steatosi epatica non presenta sintomi o disturbi specifici e viene individuata solo in sede di visita ecografica e/o di esami specifici.
Un fegato che funziona male è dannoso per il nostro benessere e può portare a malattie molto severe.
Bisogna volersi bene ed evitare questa possibilità.
Come?
Mettendo in pratica un’alimentazione corretta, non incentrata su grassi, carboidrati raffinati, zuccheri, dolci e alcol, ma ricca di verdura e frutta.
Preferire le carni bianche, il pesce, da alternare ai legumi.
Sostituire i grassi animali con i corrispettivi vegetali.
Diminuire drasticamente i formaggi grassi.
Ogni giorno mangiare tre porzioni di verdura e due di frutta fresca.
Eliminare l’alcol!
Non abusare di farmaci.
Praticare abitualmente esercizio fisico.
Non fumare.
Informarsi presso il proprio medico della possibilità di usare prodotti fitoterapici utili per supportare la funzionalità epatica.

LA VITAMINA C

Spesso associamo l’idea di vitamina C, con il frutto dell’arancia.
La dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda ci ha spiegato la scorsa settimana che ci sono altri alimenti ricchi di questa vitamina, e ce ne parla oggi nella rubrica FOOD IS LIFE!

VITAMINA C

Nel mio precedente contributo vi ho parlato dell’importanza della vitamina C per il benessere del nostro organismo e vi ho promesso di dirvi in quali alimenti è contenuta, oltre che nelle arance, naturalmente.

Vi ricordo anche che la vitamina C è idrosolubile e termolabile e che i lavaggi prolungati degli alimenti che la contengono possono alterarne le quantità, così come la cottura.
Per questo i cibi in questione vanno cotti velocemente oppure mangiati crudi, il calore infatti tende a disperderne la quantità.

Gli alimenti più ricchi di vitamina C sono alcuni frutti freschi, come ananas, agrumi, kiwi, fragole, ciliegie; alcune verdure fresche come lattuga, spinaci, radicchi, broccoletti; alcuni ortaggi come cavoli, peperoni, broccoli, cavolfiori, pomodori; alcuni tuberi come le patate, soprattutto quelle novelle.

ALIMENTI RICCHI DI VITAMINA C

Ma vediamo ora la classifica dei cibi più ricchi di vitamina C.
KIWI: una vera e propria miniera di acido ascorbico. Basta un kiwi al giorno per soddisfare il fabbisogno giornaliero di vitamina. In 100 gr di frutto ce ne sono circa 90 mg.
RIBES: cento grammi di ribes contengono circa 40 mg di vitamina C, una quantità paragonabile a quella degli agrumi.
BROCCOLI: hanno più vitamina c delle arance!!! Bisogna cuocerli brevemente e al vapore o saltati in padella.
RUCOLA: contiene 110 mg di vitamina ogni 100gr
SPINACI: mangiateli sia crudi in insalata o saltati in padella.

Ricordatevi sempre di mettere in tavola abbondanti quantità di questi alimenti e la vostra salute sarà assicurata, insieme ad un ottimo funzionamento del sistema immunitario, che tanto ci deve aiutare in questo periodo!

Arance: proprietà nutrizionali

Quanto sono buone le arance?
Questo lo pensiamo tutti, come è risaputo che fanno bene alla nostra salute.
Scopriamo il perché con la dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda.

ARANCE E PROPRIETÀ NUTRIZIONALI

Sono decisamente il frutto simbolo dell’inverno e vengono assunte sia a spicchi, sia sotto forma di succo, che è diventato molto popolare come bevanda da colazione e dissetante.
Bisogna però dire che il succo ha un minore contenuto di calcio e fibra, che sono due nutrienti che si trovano principalmente nella polpa.
Altre sostanze contenute nell’arancia sono:
• Minerali (potassio, calcio, ferro, magnesio)
• Zuccheri
• Acido folico
• Fibra vegetale
• Acidi organici (acido citrico)
• Carotenoidi
• Elementi fitochimici come flavonoidi e limonoidi
• Vitamine

LA VITAMINA C

La regina delle vitamine contenute è senz’altro la vitamina C, che, mai come in questo momento, è essenziale per rinforzare le difese del sistema immunitario contro le infezioni virali.
Ma lo sapete che la vit. C ha anche altre proprietà?
È antiossidante, cioè neutralizza i radicali liberi, sostanze che fanno invecchiare le cellule e che provocano il deterioramento del DNA.

È antitossica, ossia neutralizza l’azione di una serie di sostanze tossiche, come le nitrosamine (carni stagionate).
Contribuisce alla formazione del collagene, migliora la consistenza di denti e ossa, rinforza i capillari e le pareti arteriose
Facilita l’assorbimento del ferro non eme, quello presente negli alimenti vegetali, nelle uova ecc.

Un adulto necessita di almeno 60 mg di vit C al giorno.
Va tenuto conto che questa vitamina non si trova immagazzinata nelle cellule e deve essere assunta quotidianamente.
L’unica fonte sicura sono la frutta fresca e i vegetali.
Una carenza di questa vitamina può causare abbassamento delle difese immunitarie di fronte alle infezioni, apatia, dolori articolari.
Nella gravidanza, allattamento, sforzo fisico estremo, periodo influenzale è necessario un surplus di questa vitamina.

Oltre alle virtù essenziali per il benessere, bisogna ammettere che le arance sono talmente buone e versatili nell’uso…che non si smetterebbe mai di usarle in cucina!
È un piacere anche solo toccarle e guardarle.
Nel prossimo appuntamento della nostra affezionata rubrica “FOOD IS LIOFE”, vi dirò in quali altri favolosi alimenti è contenuta la vitamina C!

LA TRADIZIONE IN TAVOLA

Natale vuol dire famiglia, e famiglia è cibo fatto in casa!
Quello tradizionale, che si tramanda di generazione in generazione.
Molte tradizioni non vengono rispettate, ma alcune resistono e anzi, con questa bruttissima crisi emergenziale, si stanno riscoprendo e apprezzando i sapori tipici.

Ad ogni regione spetta la sua tradizione culinaria.
Dalle montagne, al mare, passando per la campagna, da anni e anni si seguono bellissime e buone abitudini.
Mi limiterò ad elencare alcune ricette tradizionali, in quanto non sarà mai possibile scrivere tutte le pietanze della cucina Italiana, che ha un patrimonio immenso di prodotti e ricette.
Questi primi piatti vengono spesso metti a tavola durante le feste natalizie.

PRIMI PIATTI TRADIZIONALI

Parlando dei primi piatti, che sono abbondanti e il più delle volte plurimi, ecco un rapido elenco:

Piemonte: dominano gli agnolotti ripieni di carne, o un risotto al Barolo
Lombardia: tortellini in brodo o casoncelli di vario tipo (zucca, carne, ricotta e spinaci)
Emilia Romangna: tortelli tradizionali, al burro e salvia o di zucca, pasta fatta a mano (tagliatelle o lasagne), passatelli in brodo
Alto Adige: canederli in brodo o asciutti, polenta
Friuli Venezia Giulia: trippa con sugo e formaggio, brovada e muset
Liguria: maccheroni in brodo, ravioli alla genovese
Val d’Aosta: zuppa alla Valpellinentze, carbonara valdostana
Veneto: brodo di cappone, gnocchi al sugo d’anatra, polenta e baccalà
Toscana: cappelletti in brodo, caciucco
Umbria: cappelletti ripieni di cappone, spaghetti alla nursina
Marche: maccheroni allo stoccafisso, spaghetti al sugo di mare
Abruzzo: minestra di cardi, timballo di scripelle
Lazio: cappelletti in brodo, pasta ai broccoli
Puglia: orecchiette alle cime di rapa, cavatelli ai frutti di mare
Basilicata: minestra di scarola, strascinari con ragù
Campania: spaghetti con le vongole, linguine all’astice
Calabria: spaghetti con le alici e mollica di pane, minestre di verdure
Sardegna: linguine ai ricci, culurgiones
Sicilia: pasta con le sarde, timballo di riso

Vi è già venuta l’acquolina in bocca?

PANDORO O PANETTONE?

L’eterna lotta tra pandoro e panettone!
Sono da sempre i dolci tradizionali natalizi, presenti sulle tavole di tutti gli italiani.
In questo Natale, che dovremo passare in casa tra molte limitazioni, ci aiuteranno a creare un po’ di atmosfera, con un tocco di dolceza.
Cosa scegliere? Pandoro o panettone?
Lo abbiamo chiesto alla dottoressa nutrizionista Chiara D’Adda.

PANDORO O PANETTONE

Al di là dei gusti personali e delle varie marche preferite, ci sono alcune differenze nutrizionali fondamentali.
Nel panettone tradizionale ci sono più uova, contiene canditi e uvetta e questo è quello che salta più agli occhi, ma ci sono altre differenze che ora vi racconterò.

Il PANETTONE è fatto con lievito madre e deve lievitare per circa 2-3 giorni.
È un prodotto dolciario da forno a pasta morbida.
Ha base rotonda con crosta superiore screpolata e tagliata in modo caratteristico.
Contiene farina di frumento, zucchero, uova di categoria A, materia grassa butirrica, uvetta, scorze di agrumi canditi.
Il produttore può aggiungere in modo facoltativo: latte e derivati, miele, burro di cacao, zuccheri, lievito, aromi naturali, il conservante acido sorbico, il conservante sorbato di potassio, aromi fruttati.
Il panettone possiede tra le 330-360 calorie per 100 grammi.

IL PANDORO ha un impasto che deve lievitare per 18 o 36 ore al massimo.
Ha una forma caratteristica a tronco di cono con sezione ottagonale e una superficie esterna non crostosa, una struttura soffice e setosa, con una alveolatura minuta e uniforme.
Ha un aroma molto caratteristico di burro e vaniglia e in effetti contiene molto burro e vanillina o aromi di vaniglia.
Nel pandoro il burro è inserito con la “sfogliatura”, mentre nel panettone è inserito direttamente nell’ultimo impasto.
Il pandoro ha una pasta più gialla, è più morbido…e sa di brioche.
Le calorie possono arrivare a 410 per 100 grammi.

TANTE CALORIE

Come avete letto pandoro e panettone hanno entrambi un elevato contenuto calorico e non possono essere certo catalogati nei cibi dietetici.
Il pandoro però vince in termini di attentatore alla nostra linea!
Ma Natale viene una volta sola, quindi come regolarci?
Il trucco per non rinunciare a questi dolci caratteristici, è di ridurre le calorie del resto del pranzo o della cena, oppure di limitare la porzione, o ancora aumentare l’attività fisica prima, durante e dopo le feste.

Soprattutto in questo Natale, sediamoci a tavola e concediamoci delle dolci coccole culinarie, ne abbiamo tutti un po’ bisogno.