Superfood: i mirtilli
L’ultimo appuntamento sui Superfood è dedicato alla scoperta di piccoli frutti blu/violacei, dal gusto fresco, dolce ed estremamente gradevole. Viene utilizzato per molte preparazioni gastronomiche, liquorose ed erboristiche, oltre a essere presente come additivo benefico in numerosi farmaci. La Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda presenta oggi l’ultimo superfood della nostra rubrica: il mirtillo.
Piccoli frutti blu, freschi, dolci e ormai molto presenti sulle tavole degli italiani.
Avete capito qual è il superfood di questo ultimo appuntamento? I mirtilli naturalmente!
Mirtillo è il nome comune dato alla bacca di colore blu della pianta del genere Vaccinium, pianta inclusa nella categoria dei frutti di bosco. E’ un arbusto da frutto appartenente alla famiglia delle Ericaceae. La bacca viene principalmente consumata in cucina, al naturale o in preparati gastronomici e liquorosi, mentre le foglie soprattutto per ricavare prodotti di erboristeria.
Attualmente, in Europa, il più diffuso è il mirtillo nero.
NUTRIENTI E PROPRIETA’
I mirtilli sono gemme ricchissime di proprietà confermate come benefiche per l’organismo umano.
Contengono costituenti chimici come tannini, pectine, acidi malico e citrico, antocianosidi, flavonoidi, derivati dall’acido caffeico e iridoidi.
L’assunzione di questi piccolo frutto apporta numerose proprietà, tra cui:
- Antisettiche e antinfiammatoria. Estratti a livello erboristico vengono utlizzati per trattare lievi infiammazioni del cavo orofaringeo.
- Ipoglicemizzanti, migliorando la sensibilità verso l’insulina.
- Ipolipidemizzanti, riducendo i livelli di lipoproteine a bassa intensità.
- Antiossidanti che proteggono la mucosa gastrica da stimoli infiammatori o irritativi.
- Antiaggreganti piastriniche
- Vasoprotettrici, migliorando i livelli di pressione sanguigna
- Antivirali
- Astringenti, da utilizzare nelle forme di diarrea lieve.
- Protettive sugli occhi e sulla vista. Sembra infatti che siano in grado di migliorare la visione notturna e i casi di cataratta o retinopatia diabetica.
Il consumo di questo superfood promuove inoltre un’azione protettiva a livello dell’endotelio di vasi arteriosi e capillari contro i danni provocati dal fumo, dal diabete o dall’ipertensione.
Ed è proprio grazie a questa lunga lista di benefici che i mirtilli e i loro estratti sono presenti in numerosi prodotti farmaceutici.
CONTROINDICAZIONI
È consigliabile non superare un consumo di 90g di mirtilli al giorno.
Evitare un consumo eccessivo se si stanno assumendo farmaci anticoagulanti o se si soffre di carenza di ferro.
Superfood: Il Kefir
In questo quinto appuntamento, la Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda presenta uno dei prodotti più diffusi dell’ultimo periodo: il kefir. Il Kefir è un prodotto alimentare particolare e curioso, sia per il suo gusto che per le sue proprietà organolettiche e la trasformazione che subiscono nel tempo. Scopriamo insieme le caratteristiche che hanno reso questo derivato del latte così diffuso.
Nuovo appuntamento, nuovo superfood.
Il kefir viene sempre più consumato sia per il suo gusto piacevole che per le numerose proprietà che gli vengono attribuite.
LE ORIGINI
Prodotto tipico delle regioni del Caucaso, il nome deriva dal turco e significa appunto benessere o delizia.
La sua diffusione risale a migliaia di anni fa. Secondo una leggenda, Maometto donò i primi grani di kefir ai montanari del Caucaso che lo nominarono “il miglio del profeta”.
LE CARATTERISTICHE
Il kefir fa parte dei “latti fermentati”. Si tratta infatti di latte di mucca, di pecora o di capra, addizionato con lattobacilli bulgarici, streptococchi termophili, lieviti e batteri (si contano fino a 15 specie batteriche!), elementi che provocano una fermentazione sia lattea che alcolica.
È un alimento particolare e dinamico. Dopo un giorno dall’apertura, il suo sapore è dolce e la sua consistenza cremosa; dopo 2/3 giorni, il gusto inizia a diventare acido, spumeggiante e leggermente alcolico (1 grado circa).
È possibile preparare il kefir a casa, anche se l’acquisto nei supermercati è molto più comodo.
LE PROPRIETA’
Il kefir garantisce un apporto ottimale di fermenti lattici (probiotici), calcio, magnesio, zinco e fosforo.
Ricco di vitamine del gruppo B (B9 e B12) e di vitamina K, migliora la funzionalità epatica, biliare e intestinale.
Contiene molti aminoacidi, come il triptofano, precursore della serotonina e neurotrasmettitore della felicità.
Riassumendo, il kefir:
- riequilibra il microbiota intestinale
- contribuisce a promuovere la formazione di anticorpi
- può essere consumato dalle persone intolleranti al lattosio. Il kefiran, cibandosene, ne riduce infatti di molto il contenuto.
Come si assume il kefir?
È consigliabile assumerlo lontano dai pasti principali, come se fosse uno yogurt ma molto più digeribile.
CONTROINDICAZIONI
Attenzione a chi è intollerante ai lieviti e alle proteine del latte.
Va inserito gradualmente nell’alimentazione. Inizialmente infatti si potrebbero avere fastidi come gonfiore, dolore addominale e stipsi.
La preparazione casalinga è molto semplice: aggiungere i grani di kefir al latte a temperatura ambiente e mescolare per far amalgamare bene. Lasciar fermentare per almeno 24 ore a 20 gradi circa in un barattolo di vetro non chiuso ermeticamente o in un contenitore coperto da stagnola. Finire la fermentazione in frigorifero per 1 o 2 ore prima del consumo.
Una volta pronto il kefir si conserva in frigorifero per oltre una settimana.
Non resta che provare!
Potrebbe diventare una sana abitudine.
Superfood: le alghe
Quarto appuntamento insieme alla Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda alla scoperta dei Superfood alla base di una dieta antinfiammatoria. Oggi scopriamo insieme un alimento un po’ particolare, molto utilizzato nella cucina orientale. Avete capito di cosa stiamo parlando?
Dalla tradizione culinaria orientale, questo superfood ha iniziato a essere utilizzato sempre di più anche nella cultura occidentale, soprattutto grazie alla diffusione di ristoranti asiatici nel nostro paese.
Avete capito di cosa stiamo parlando?
Seppur guardate con occhi sospetti, le alghe oggi si sono diffuse in tantissime ricette ed è ormai impossibile negarne i valori nutrizionali. La distanza che ancora esclude le alghe da un consumo domestico abituale è causata sicuramente dal loro aspetto non sempre invitante e dalla difficile reperibilità nei supermercati.
Ma che vita sarebbe senza un po’ di sperimentazione? Variare alimentazione includendo anche nuovi cibi è fondamentale per avere uno stile di vita sano e attivo, non vincolato dalla stessa routine anche a livello alimentare.
VALORI NUTRIZIONALI
Le alghe sono organismi mono e pluricellulari che vivono in ambienti acquatici e che proliferano in zone molto umide.
Nonostante l’aspetto spesso poco invitante, questi organismi possiedono proprietà molto interessanti e utili per la salute del corpo umano.
- Alta percentuale di proteine e di aminoacidi essenziali, importanti per la sintesi proteica del nostro organismo.
- Ricche di minerali, di acidi grassi polinsaturi, di sostanze antiossidanti e immunostimolanti.
- Fonte di vitamine del gruppo B, ad eccezione purtroppo della importantissima vitamina B12 – o meglio, la contengono ma in una forma che non viene assimilata dal nostro corpo.
- Controllo dei livelli di colesterolo nel sangue
- Azione antinfiammatoria e benessere dell’apparato gastroenterico.
Numerose proprietà contenute in piccoli organismi da un aspetto a volte difficile da accettare. Ma se ci si abitua alla consistenza, hanno un sapore delicato e piacevole.
LE TIPOLOGIE
Esistono diverse tipologie di alghe che in base alle loro caratteristiche vengono utilizzate per valorizzare al meglio le loro proprietà.
- Alghe Brune: ricche in iodio e potassio, alginati e fucani, polisaccaridi utilizzati nella preparazione di prodotti per il trattamento dei sintomi del reflusso gastroesofageo. Tra queste possiamo trovare:
- Wakame, utilizzata spesso in insalate, zuppe o come contorno
- Kombu, usata per preparare brodi o per ammorbidire la buccia dei fagioli secchi durante la cottura.
- Hijiki e Arame, perfette per insaporire sughi e verdure saltate in padella
- Alghe Rosse: usate soprattutto nell’industria di cosmesi e farmaceutica, ma anche in quella alimentare. Contengono infatti l’agar agar e la carragenina che hanno proprietà gelificanti e addensanti.
- Dulse
- Nori
- Alghe Azzurre e Verdi: non usate per il consumo alimentare, trovano il loro impiego negli integratori. Famosissima l’Alga Spirulina.
ALGA SPIRULINA
L’Alga Spirulina ha un colore verde scuro. Il nome deriva dalla forma che richiama appunto quella di una spirale.
Oggi, moltissimi integratori vengono realizzati sulla base di questa alga, soprattutto quelli destinati a sportivi e a coloro che desiderano raggiungere un peso ferma in poco tempo. Si dice infatti che l’alga spirulina sia in grado di avere un controllo sul senso di appetito.
Spesso possiamo trovarla anche come alternativa naturale ai classici multivitaminici.
Anche l’alga spirulina ha un elevato contenuto proteico, ricco di aminoacidi essenziali. Proprio a causa di tutte queste sue proprietà, si è guadagnata l’appellativo di “alimento del futuro”.
COME USARE LE ALGHE IN CUCINA
Le alghe destinate al consumo alimentare vengono spesso vendute essiccate. Prima di utilizzarle in cucina o di integrarle nelle ricette, occorre reidratarle.
In alternativa è possibile creare una polvere da cospargere in seguito sui cibi già pronti.
È possibile acquistarle nei negozi specializzati in alimentazione naturale, ma grazie alla loro grande diffusione, stanno iniziando a comparire anche sugli scaffali dei supermercati.
Superfood: la curcuma
La dieta antinfiammatoria è un regime alimentare studiato per contrastare i processi infiammatori e lo stress ossidativo che caratterizzano molte patologie cronico-degenerative dipendenti da uno stile di vita scorretto. In questo terzo appuntamento, la Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda introduce i superfood, alimenti aventi presunte proprietà benefiche e antinfiammatorie per l’organismo umano. Iniziando con il superfood per eccellenza, oggi introduce la Curcuma.
La curcuma fa parte della famiglia delle Zingiberacee, cosi come lo zenzero, il cardamomo e la galanga.
Questa radice dal caratteristico color giallo arancio viene spesso chiamata “tubero meraviglioso” o “spezia della vita” proprio in riferimento agli straordinari effetti benefici che derivano dal suo consumo.
LE ORIGINI
La curcuma è una polvere dal colore giallo intenso ottenuta dalla frantumazione del rizoma di una pianta tropicale della famiglia dello zenzero, la curcuma longa, che cresce prevalentemente in India e Indonesia.
In questi paesi è una spezia sacra e ha sempre occupato un posto importante nelle tradizioni sociali, culinarie e medicinali. Gli indiani utilizzano quotidianamente la curcuma nella loro alimentazione, circa 2 grammi al giorno!
Ed è proprio per queste sue caratteristiche che il consumo della radice si è largamente diffuso anche tra i paesi occidentali.
LE PROPRIETA’
BENESSERE DIGESTIVO
La curcuma ha proprietà coleretica e colagoga, in grado di migliorare la produzione della bile e del flusso nell’intestino. Questo permette di aiutare stomaco e intestino nelle loro funzioni favorendo una migliore digestione, soprattutto in caso di meteorismo o di lenta digestione.
Si pensa inoltre che la stimolazione della produzione di bile sia in grado di ridurre il colesterolo in eccesso.
BENESSERE CARDIOVASCOLARE
La curcuma favorisce inoltre la fluidificazione del sangue e la circolazione, rafforzando il rivestimento dei vasi sanguigni e proteggendo l’attività cardiovascolare.
Favorirebbe anche la cicatrizzazione di piccole ferite ed escoriazioni.
BENESSERE DEL SISTEMA IMMUNITARIO
La curcuma ha proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, immunostimolanti, utili anche in caso di malattie infiammatorie e degenerative croniche.
La curcumina pare possieda inoltre numerose proprietà antitumorali. La ricerca scientifica è tuttora impegnata nell’approfondimento della comprensione non solo di questo fenomeno, ma dell’azione di tutte le proprietà benefiche legate alla radice.
UTILIZZO IN CUCINA
La curcuma ha un sapore gradevole e piacevole al palato e può essere tranquillamente aggiunta a diverse tipologie di alimenti.
Provate a spolverarne un cucchiaino da caffè nelle zuppe, sulla pasta o sulle verdure. Ma anche su carne e pesce per arricchire di nutrienti i vostri pasti. Potete anche utilizzarla nella preparazione di dolci o lievitati.
Grazie al suo colore intenso, inoltre, la curcuma può essere utilizzata come colorante alimentare privo di tossicità o ingredienti artificiali.
CONTROINDICAZIONI
E’ meglio evitare il consumo di curcuma in caso di ipersensibilità o allergie o in caso di ostruzione delle vie biliari (come nel caso dei calcoli biliari).
Bisogna prestare attenzione anche alle quantità. Un consumo eccessivo potrebbe infatti causare nausea o diarrea.
In gravidanza e allattamento ne è ammesso un uso molto saltuario in forma pura e naturale, mentre è sconsigliata l’assunzione di estratti.
Può inoltre interferire con alcuni farmaci, per cui, se ne assumete quotidianamente, è sempre meglio consultare il medico.
GOLDEN MILK
Avete mai sentito nominare il Latte d’oro o Golden Milk?
Il Golden Milk è utilizzato nella medicina ayurvedica, ricca di spezie dalle molteplici funzioni. Si tratta di una bevanda a base di latte (vaccino o vegetale) e curcuma e viene consumato per rafforzare il sistema immunitario, bilanciare il metabolismo e riequilibrare la flora intestinale. I benefici sono infatti molteplici:
- antinfiammatorio
- antiossidante
- controllo del colesterolo
- regolazione della pressione sanguigna
- antidolorifico, specialmente contro dolori articolari e muscolari
Come preparare il Golden Milk
- 1/4 cucchiaino di pasta di curcuma (1/4 tazza di curcuma in polvere, 1/2 tazza di acqua filtrata, 1/2 cucchiaino di pepe nero macinato. Bollire tutti gli ingredienti in un pentolino antiaderente, mescolando fino a ottenere un impasto liscio e cremoso. La pasta si può conservare in frigo per 40 giorni)
- 1 tazza di latte vegetale di vostra preferenza
- 1 cucchiaino di olio di mandorle dolci o di cocco
- miele per dolcificare
Procedimento:
In un pentolino, scaldare a fiamma media il latte vegetale con la pasta di curcuma e l’olio, fino a ottenere un composto denso e corposo. Mescolare continuamente per evitare il bollore. Togliere dal fuoco e versare in una tazza. Aggiungere il miele per dolcificare secondo i vostri gusti.
Dieta antifiammatoria: cosa mettere in tavola
In questo secondo appuntamento, la Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda illustra i principi di una dieta infiammatoria composta da micronutrienti con azione disinfiammante. Scopriremo quali sono gli alimenti da inserire nella dieta e quali sarebbe meglio evitare per permettere un miglior assorbimento e una migliore funzione dei nutrienti.
Le diete antinfiammatorie sono composte da nutrienti (o meglio micronutrienti) che, grazie alla sinergia con altri componenti virtuosi, scatenano un’azione disinfiammante molto potente sul nostro organismo.
I PRINCIPALI NUTRIENTI ANTIFIAMMATORI
Esistono numerosi nutrienti con capacità antinfiammatorie. Tra questi, i principali sono:
- Curcumina: potente antinfiammatorio e antiossidante.
- Vitamina C: protegge vasi sanguigni e linfatici, favorisce l’assorbimento del ferro, protegge cuore e cervello.
- Clorofilla: antiossidante e antinfiammatorio, contenuta nelle verdure e ortaggi a foglie verdi.
- Sostanze solforate: facilitano l’eliminazione renale dei cataboliti tossici.
- Bromelina: si trova soprattutto nell’ananas e ha proprietà anti ritenzione.
- Omega 3: sono di aiuto nella prevenzione di malattie neurodegenerative.
- Quercitina: è un flavonoide che si trova in frutta, verdura e ortaggi, e che aiuta ad alleviare i sintomi dell’artrosi, dell’artrite e della colite.
- Antocianine: antinvecchiamento e antiossidanti.
COSA METTERE IN TAVOLA?
Per avere una dieta ricca di nutrienti antinfiammatori, ci sono alimenti che non possono mancare in tavola tra cui:
- Riso integrale e avena.
- Semi di chia, semi oleosi e frutta secca.
- Zenzero, spezie, tarassaco e tè verde.
- Olio Extravergine d’oliva.
- Salmone.
- Verdure a foglie verde, spinaci, rucola, catalogna, broccoli, cipolle, cavoli e verza.
- Mele, kiwi, ananas, fragole, frutti di bosco e agrumi.
- Yogurt bianco al naturale e kefir.
QUALI SONO GLI ALIMENTI DA RIDURRE?
L’azione dei nutrienti antifiammatori viene facilitata dall’adozione di uno stile di vita sano e bilanciato. Vi sono alcuni alimenti in grado di minacciare il benessere dell’organismo, tra cui:
- Dolci e snack industriali.
- Cibi pronti, come pollo arrosto o pesce impanato.
- Zuppe e sughi con numerosi conservanti.
- Conservanti, additivi, coloranti, esaltatori di sapidità, dolcificanti.
- Alcolici e super alcolici.
- Bibite zuccherate e succhi di frutta a lunghissima conservazione.
- Dadi da cucina.
- Zuccheri complessi.
- Consumo eccessivo di formaggi.
Per migliorare la sensazione di benessere psicofisico è inoltre di fondamentale importanza fare attività fisica giornaliera e regolare. Se non siete amanti della palestra o vi è difficile ritagliare del tempo per andarci, potete camminare a passo sostenuto per 20 minuti due volte al giorno oppure per 30 minuti una volta al giorno, sempre a passo sostenuto.
Non perdetevi i prossimi appuntamenti alla scoperta dei Superfood, alimenti ricchissimi di nutrienti e con effetti straordinari sull’organismo umano.
Dieta antinfiammatoria: le cause dell’infiammazione cronica
L’infiammazione cronica è una patologia che colpisce un particolare distretto dell’organismo ed è generalmente localizzata.
Conoscete le principali cause di una risposta infiammatoria? Sapevate che esistono alimenti naturali in grado di causare, prevenire e addirittura combattere l’infiammazione?
Una nuova mini rubrica insieme alla Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda alla scoperta di rimedi naturali contro le infiammazioni del nostro organismo. Il primo appuntamento di oggi è un approccio generale alla patologia, alle cause e al riconoscimento dei sintomi.
LE TIPOLOGIE DI INFIAMMAZIONE
L’infiammazione è una condizione di squilibrio dell’organismo che causa una sensazione di malessere sia fisico che mentale.
Questa patologia sta diventando purtroppo sempre più comune e diffusa. Possiamo distinguerne due tipologie:
- Acuta: causata da infezioni, lesioni, traumi… Insorge rapidamente ed è generalmente di breve durata, soprattutto se curata correttamente.
- Cronica: causata da un concatenarsi di fattori come uno stile di vita scorretto e una dieta sbilanciata; ha generalmente una durata prolungata nel tempo che causano dolori costanti di varia intensità.
La ricerca scientifica ha dimostrato come l’infiammazione cronica sia alla base di numerose patologie di diversa natura. Per questo motivo è importante prevenirla e curarla.
LE CAUSE
Alimentazione squilibrata, sedentarietà, inquinamento atmosferico sono solo alcuni dei fattori che rendono cronica un’infiammazione. Tra le cause più comuni possiamo trovare anche stress quotidiano, bassa qualità e scarsa durata del sonno, e fumo di sigaretta.
La persistenza dell’infiammazione è correlata alle cause stesse che solitamente si protraggono per lungo tempo. In presenza di un’infiammazione, infatti, le cellule del sistema immunitario producono in continuazione citochine infiammatorie, molecole pro-infiammatorie spesso correlate anche a un eccesso di tessuto adiposo.
COME RICONOSCERLA
L’infiammazione cronica ha solitamente sintomi silenziosi ma con grandi conseguenze sull’organismo.
Organi e tessuti subiscono modificazioni metaboliche e funzionali che a lungo andare si trasformano in patologie vere e proprie più difficili da combattere se trascurate e se l’infiammazione è persistente.
PREVENZIONE
Un’alimentazione sana ma soprattutto equilibrata è alla base della prevenzione e del controllo dell’infiammazione cronica.
Con la giusta dieta antinfiammatoria salute e benessere ne gioveranno sicuramente. Anche la silhouette ne beneficerà: il giusto nutrimento metterà in moto le naturali energie sciogli-grasso, eliminando scorie e tossine che appesantiscono l’organismo in tutti i sensi, sia fisici che psichici.
Sapete quali sono gli alimenti in grado di alleviare i sintomi e combattere l’infiammazione? Quali sono invece quelli potenzialmente in grado di aggravarla?
Non perdetevi i prossimi appuntamenti con la Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda per scoprire gli alimenti in grado di alleviare o peggiorare le infiammazioni.
Gli pseudocereali: l’amaranto
Per il terzo appuntamento della nostra rubrica sugli pseudocereali, oggi la Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda presenta l’amaranto. Seme di origini antichissime, collocate in Messico e in Perù, viene riscoperto grazie alle sue proprietà nutrizionali e alla versatilità dell’utilizzo.
LE ORIGINI
Meno conosciuto rispetto a quinoa e grano saraceno, l’amaranto è un seme molto antico originario dell’America centrale. Le sue origini sono collocate in Messico e Perù. Veniva considerato dal popolo Azteco un Grano Misterioso o il Grano degli Dei.
Oltre al consumo in cucina, infatti, l’amaranto veniva utilizzato anche per scopi religiosi.
L’arrivo dei Conquistadores spagnoli bloccò bruscamente la diffusione della pianta, imponendo la coltivazione di piante di maggior potenziale economico.
L’amaranto viene quindi dimenticato per molto tempo, ma grazie alla sua importanza a livello nutrizionale, viene riscoperto, rivalutato e introdotto nel mercato europeo e americano.
LE CARATTERISTICHE
I semi dell’Amaranto sono piccolissimi granelli di colore giallo miele o dorato .
Per ottenere 10g di prodotto, occorrono circa 1000/2000 semini!
Esistono più di sessanta specie, ma ne vengono utilizzate principalmente tre: il caudatus, il cruentus e l’hypochondriacus.
VALORI NUTRIZIONALI
100g di amaranto crudo apportano circa 371 kcal e contengono approssimativamente:
- 11g di acqua
- 13g di proteine
- 7g di lipidi
- 65g di carboidrati
- 6,7g di fibre.
L’amaranto è ricco di proteine e fibre che favoriscono il funzionamento del transito intestinale, migliorando la digestione.
Contiene lisina in grandi quantità, un amminoacido importante per la formazione di proteine e anticorpi, ormoni ed enzimi.
La lisina svolge inoltre un ruolo importante nello sviluppo e fissazione del calcio nelle ossa ed è precursore della vitamina B3 o PP, chiamata niacina.
L’amaranto contiene inoltre sali minerali preziosi, come ferro, calcio, selenio, fosforo e manganese.
COME CUCINARE L’AMARANTO
Estremamente versatile in cucina, l’amaranto può essere utilizzato per preparare qualsiasi portata, da zuppe, a finger food e persino dolci.
Se unito alla farina, può essere utilizzato per preparare pasta fresca fatta in casa.
Se soffiato, è un ottimo ingrediente da aggiungere a latte e yogurt o per la preparazione di un ottimo porridge.
CONTROINDICAZIONI
Generalmente il consumo alimentare di amaranto è ben tollerato e non desta alcun disturbo.
Tuttavia, data la discreta presenza di acido ossalico, il suo consumo è sconsigliato persone affette da patologie renali, artrite reumatoide e gotta.
Inoltre, a causa dell’elevato contenuto di proteine, è sconsigliabile consumarlo insieme ad altri alimenti particolarmente proteici.
Non perdete una ricetta a base di questo prezioso pseudocereale che verrà pubblicata settimana prossima sui nostri social.
Gli pseudocereali: il grano saraceno
Continua la mini rubrica sugli pseudocereali. Mercoledì 22.02.23, la Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda presenta il secondo protagonista di questi appuntamenti: il grano saraceno. Largamente utilizzato come sostituto nei regimi alimentari senza glutine, il grano saraceno è una fonte ricchissima di nutrienti, come proteine, lipidi e sali minerali.
Sapete qual è lo pseudocereale che, oltre a essere la base di due piatti tipici della tradizione italiana – i pizzoccheri e la polenta taragna – viene largamente utilizzato come sostituto di cereali con glutine?
I celiaci sapranno sicuramente la risposta.
Esatto, il grano saraceno.
LE ORIGINI
Il grano saraceno, o grano nero, è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle poligonacee, polygonum fagopyrym. È una pianta annuale che compie il suo ciclo biologico in 80-120 giorni durante le stagioni calde, primavera ed estate.
Le condizioni ideali per la sua crescita rigogliosa sono infatti caratterizzate da un clima mite, non troppo freddo e senza sbalzi di temperatura o carenza di acqua, due fattori di minaccia alla sua sopravvivenza.
Le sue radici toccano origini antichissime, nelle lontane terre della della Siberia, della Manciuria e della Cina. Arriva in Italia nel XV secolo grazie al commercio marittimo dove trova terreno fertile in Valtellina, zona attuale di principale produzione sul suolo nazionale. I maggiori produttori europei sono i paesi dell’Est.
PROPRIETA’ NUTRIZIONALI
Il grano saraceno possiede tutte le caratteristiche nutritive di un cereale e di un legume pur non essendo, da un punto di vista botanico, né uno né l’altro. Oltre a essere fonte energetica, le sue componenti nutrizionali lo rendono un alimento raccomandato nell’alimentazione di sportivi, donne in gravidanza e anziani.
È facilmente digeribile perché ricco di amilosio e di amilopectina.
Contiene proteine di un buon valore biologico ricche di aminoacidi essenziali – come lisina, treonina, triptofano – e lipidi, sia acidi grassi saturi e sia polinsaturi.
È molto ricco di sali minerali come ferro, zinco, fosforo, potassio, selenio e rame.
Le vitamine presenti sono soprattutto la B1, la B2 e la niacina (PP).
Accanto a tutti questi nutrienti, il grano saraceno ha una preziosa componente: gli antiossidanti, come la rutina, i tannini e i flavonoidi. Questi hanno una funzione importante nel rafforzamento delle pareti capillari, migliorando il microcircolo.
CONTROINDICAZIONI
Nonostante il grano saraceno sia naturalmente privo di glutine, questo pseudocereale rimane un potenziale allergene. Allergie al grano saraceno sono principalmente diffuse in Asia, anche se studi recenti hanno dimostrato la comparsa di tale sensibilità anche in Italia.
Non perdere di vista i social di Amica Natura per scoprire una nuova ricetta che vede protagonista proprio il grano saraceno!
Non perderti il prossimo episodio sugli pseudocereali insieme alla Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda mercoledì 01.03.2023.
Gli pseudocereali: la quinoa
Una mini rubrica insieme alla Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda. Tre appuntamenti alla scoperta di tre pseudocereali che, negli ultimi tempi, sono diventati protagonisti delle tavole italiane: quinoa, grano saraceno e amaranto.
Scopriamoli insieme.
Sapete qual è la differenza tra riso e quinoa? Tra orzo e grano saraceno?
O tra farro e amaranto?
Avete mai sentito parlare di pseudocereali?
CEREALE O PSEUDOCEREALE?
La parola cereale non fa direttamente riferimento alla classificazione botanica, quanto all’uso che si fa di un determinato alimento.
Il termine deriva dal latino e significa appartenente a Cerere, dea della fertilità e dei campi.
I cereali appartengono per lo più alla famiglia delle graminacee. Queste piante erbacee producono frutti dai quali si ricavano farine o altri cibi.
I più conosciuti sono grano, riso, mais, avena, farro e orzo, ma vi sono anche sorgo, bulgur, miglio e tanti altri ancora. Possono essere con o senza glutine.
Gli pseudocereali possiedono numerose caratteristiche simili ai cereali, sia per il loro utilizzo e consumo che per i valori nutrizionali.
Tuttavia, gli pseudocereali provengono da famiglie botaniche diverse e hanno delle caratteristiche particolari.
I più conosciuti sono la quinoa, il grano saraceno e l’amaranto.
Questi sono naturalmente privi di glutine, quindi ottimali per le persone affette da celiachia o da gluten-sensitivity.
Oggi vediamo insieme la quinoa.
LA QUINOA
La quinoa deriva dai semi di una pianta erbaceaa appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae (come le spinaci e la barbabietola), originaria dell’America del Sud.
Questi semi contengono però saponine, glicosidi terpenici dal sapore molto amaro.
I semi vengono lavorati per rimuovere il rivestimento fibroso contenente le saponine che, altrimenti, comprometterebbero la commestibilità del prodotto stesso.
Le foglie di quinoa vengono consumate come verdura, esattamente come quelle di barbabietola e spinaci.
Purtroppo, la loro disponibilità commerciale è molto limitata.
LE CARATTERISTICHE NUTRIZIONALI
Coltivata soprattutto in Boliva, Perù, Cile ed Equador, la quinoa viene raggruppata in tre categorie a seconda del colore: bianca, nera e rossa.
Ha un apporto energetico significativo fornito principalmente da carboidrati, proteine e da un piccolo apporto di lipidi. La ricca presenza di fibre rende questo pseudocereale idoneo a una dieta per diabetici, evitando la formazione di picchi glicemici.
Inoltre, contiene sali minerali con buone concentrazioni di fosforo, ferro, magnesio, calcio e zinco. Contiene anche omega3 e omega6.
La quinoa è naturalmente priva di colesterolo, glutine e istamina. Per questo motivo la quinoa è un alimento ben tollerato da tutti.
IN CUCINA
La quinoa è un alimento molto versatile in cucina, perfetta per la preparazione di piatti sani e nutrienti, sia dolci che salati.
Oltre alle classiche insalate a base quinoa, condite con verdure e proteine vegetali/animali a piacere, si possono creare polpette, hamburger, biscotti o torte!
CONTROINDICAZIONI
Le situazioni di intolleranza alla quinoa sono molto rare ma presenti.
In caso di ripetuti episodi di formazione di calcoli renali, è meglio evitare un consumo eccessivo di quinoa.
Non perdetevi una fantastica ricetta a base di quinoa che uscirà martedì 21.02 sui nostri social!
Ci vediamo mercoledì 22.02 per scoprire insieme il prossimo pseudocereale.
Amico della pelle, sorgente di vita
Oggi la Dott.ssa nutrizionista Chiara D’Adda ci parla di un frutto molto particolare che arriva da terre lontane. Conosciuto come simbolo di vita, i datteri sono ricchissimi di nutrienti che permettono di avere un effetto benefico su tutto il nostro organismo, dall’apparato digestivo a quello tegumentario. Scoprite tutti i segreti di questo frutto speciale.
Gli sportivi li consumano durante le partite per mantenere un apporto costante di zuccheri.
Le star li usano per ringiovanire e depurare la pelle.
Si trovano in Marocco, dove vengono considerati fonte di vita.
Avete capito di cosa stiamo parlando?
Dei datteri, ovviamente!
VALORI NUTRIZIONALI
I datteri sono il frutto della Phoenix Dactylifera, la palma da datteri, appartenente alla famiglia delle Palmacee. Questa pianta può raggiungere i 20 metri di altezza e i 300 anni di vita! Il nome dattero deriva dal greco Daktylos, letteralmente dito, per via della forma tipicamente lunga, ovale e stretta.
Il dattero è un frutto molto energetico.
100g (circa 10 frutti) forniscono 275 calorie, pari all’11% del fabbisogno giornaliero di un uomo adulto.
I nutrienti più significativi del dattero sono:
- Zuccheri (66%), composti principalmente da glucosio e fruttosio.
- Vitamine del complesso B, in particolare B1, B2, la B3 (niacina), B6. Queste vitamine, oltre a facilitare l’utilizzo degli zuccheri da parte delle cellule del nostro organismo, contribuiscono all’azione rinvigorente del frutto.
- Minerali: è uno dei frutti più ricchi di potassio, ferro, magnesio, fosforo, calcio. Contiene anche rame, zinco, manganese.
- Fibre vegetali, sia solubili (pectina) che insolubili, entrambe con un effetto positivo e benefico sull’intestino.
- Proteine: nonostante contenga solamente il 2% di proteine, queste sono complete e facilmente assimilabili.
PROPRIETA’ E BENEFICI
I datteri sono conosciuti per le numerose proprietà che possiedono e che sono in grado di donare effetti benefici al nostro organismo. Vediamone alcuni insieme:
- Anemia: grazie all’alto contenuto di ferro, sono utili per chi soffre di carenze del minerale o di anemia.
- Stipsi: un consumo adeguato può aiutare a combattere la stipsi. Lasciare in ammollo dei datteri per una notte intera e la mattina seguente, a stomaco vuoto, mangiare i frutti e bere l’acqua.
- Antinfiammatorio: i datteri sono utili per combattere infiammazioni alle vie respiratorie e raffreddore. Si possono bollire in acqua calda per qualche minuto, ottenendo così un decotto pronto per essere bevuto. Questo intruglio permette di combattere il raffreddore e alleviare l’infiammazione, contribuendo anche all’eliminazione del catarro grazie alle proprietà emollienti.
- Colesterolo e Digestione: adatti per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue; grazie alla presenze di fibre, migliorano la digestione.
- Energia: la presenza di zucchero naturale permette di dare energia all’organismo, soprattutto dopo periodi debilitanti a causa di influenze, cambi di stagione o forti stress fisici.
- Equilibrio: potassio e magnesio sono utili per l’equilibrio dei liquidi corporei e per la protezione del sistema cardiovascolare. Il fosforo aiuta invece le funzioni celebrali.
- Cosmesi: utile per combattere l’acne giovanile e donare tono alla pelle.
COME CONSUMARLI
I datteri vengono tradizionalmente consumati essiccati.
Anche se essiccati, è consigliabile lavarli sotto acqua corrente e asciugarli con cura prima di mangiarli. I datteri infatti hanno una superficie che attrae polvere e sporcizia.
La dose consigliata è di 2/3 datteri al giorno, preferibilmente a colazione o come spuntino.
CURIOSITA’
Gli arabi del deserto considerano l’albero di datteri come la sorgente di vita. Regala un frutto nutriente, una bevanda zuccherina che sgorga percuotendo il tronco, dona un’ombra rinfrescante. In India i datteri sono considerati un potente afrodisiaco, mentre la tradizione cristiana vede invece le foglie della palma da dattero come simbolo di pace.
Per gli Egizi la palma da dattero è considerata simbolo di fertilità e i frutti venivano fatti fermentare per fare il vino. Ancora oggi i datteri vengono utilizzati per la produzione di numerose bevande alcoliche.